sabato 15 dicembre 2012

La poetica surreale che può salvarci dall'apatia - Anderson, Dayton e Faris come esempi di cinema sentimentale

Due titoli prenatalizi allietano le sale italiane in questi giorni, prima dell'evento mediatico "Hobbit" e delle squallide commedie delle feste, confezionate per spettatori unicellulari che si accalcano ai botteghini per ridere a battute insulse. Si tratta di "Moonrise Kingdom" di Wes Anderson e "Ruby Sparks" della coppia di registi Jonathan Dayton e Valerie Faris, due piccoli gioielli che colpiscono per la loro purezza, semplicità di linguaggio, ma nello stesso tempo complessità di tematiche e sentimenti trattati.

Il primo film è una romantica storia d'amore tra due adolescenti, che, stanchi della noiosa esistenza che conducono e certi di non voler diventare come gli stolti adulti che li circondano, decidono di attuare la più classica delle fughe d'amore, con tanto di ricerca di un proprio paradiso personale e scambio di "promesse matrimoniali". Il poco più che quarantenne Anderson ci ha ormai abituato al suo stile onirico e surreale, pervaso di ironia malinconica e tristezza romantica, da "Rushmore" per passare alle commedie più conosciute "I Tenenbaum", "Steve Zissou" e "Il treno per Darjeeling" fino alla tecnicamente perfetta animazione con humour britannico di "Fantastic Mr. Fox". La novità di questa pellicola è la storia d'amore romantico che permea tutta la narrazione, che lascia meno spazio agli atteggiamenti cinici ed improbabili di certi personaggi delle precedenti storie, per dare più spazio ai sentimenti di tenerezza ed innocenza e perché no, anche ad un po' di sana avventura, pervasa di quello spirito imprudente dei giovani sognatori. Io ho davvero volato con la fantasia insieme a Sam e Suzy, lungo il sentiero antico dei Cich-chaw fino alla baia poeticamente rinominata "Moonrise Kingdom" e il mio cuore si è stretto con il loro quando, con una fermezza impensabile per gli adulti, si sono legati l'uno all'altra senza il minimo dubbio.
 Vi sono inoltre, in puro stile Anderson, tanti piccoli siparietti che riguardano il mondo quasi estraneo dei "grandi", scene che delineano come il regista inquadri i personaggi "maturi" come naufraghi in balia delle onde della loro stessa vita, perlopiù stanchi della stessa, che si trascinano come ombre in un'esistenza piatta e priva di vere emozioni; sono i momenti nei quali la satira di Anderson torna prepotentemente a galla, senza comunque incidere troppo nella poetica della storia.

La pellicola di Dayton e Faris, autori della meravigliosa commedia "Little Miss Sunshine", è forse più complessa, trattando temi come l'asocialità e l'amore (ma per se stessi) in una vita di coppia quanto mai irreale: infatti i protagonisti del film sono uno scrittore e la sua creazione femminile, principale personaggio del suo prossimo romanzo, che incredibilmente prende vita e si manifesta nell'esistenza del suo autore. Kalvin, il giovane scrittore, ritenuto un genio per aver pubblicato a meno di 20 anni un romanzo di successo, è nella classica crisi da secondo lavoro, quando, dopo aver sognato la ragazza "perfetta" la descrive su carta ed ella gli appare; non è visibile solo da lui, come inizialmente può sembrare, ma da tutti! Kalvin ha letteralmente dato vita ai suoi sogni e può controllare anche la sua creazione tramite la scrittura, ma si accorgerà presto che la vita reale è ben diversa dall'onirico e anche il controllo che può esercitare non garantisce la felicità. Leggendo tra le righe della commedia romantica, si trovano concetti importanti quali l'insicurezza, il narcisismo e l'egoismo che abita i nostri angoli più profondi, la necessità di governare la relazione con l'amato/a e la costante paura che quest'ultima ci sfugga dalle mani.
In uno dei punti più intensi del film il protagonista viene accusato di amare solo se stesso e dopo poco dimostra di avere un lato oscuro e di potersi quasi trasformare in carceriere, pur di non perdere il proprio amore...ma forse il cuore può fare la scelta giusta e vincere il desiderio, perché se innamorarsi è un atto di magia, allora tutto è possibile.

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