lunedì 28 novembre 2011

"Carmilla" di Sheridan Le Fanu - La languida minaccia ha l'aspetto di una donna

"Era più alta della media delle donne, snella e molto aggraziata. Tranne il fatto che i suoi movimenti erano languidi...molto languidi, non c'era nulla in lei che lasciasse sospettare che fosse malata. La sua carnagione era colorita e brillante; i lineamenti minuti e meravigliosamente modellati; i grandi occhi erano scuri e lucenti; i capelli erano bellissimi, non avevo mai visto dei capelli così folti e lunghi quando li lasciava sciolti sulle spalle; spesso vi infilavo una mano e ridevo, meravigliata del loro volume. Erano fini e soffici, e di un castano scuro con sfumature dorate. Amavo lasciarli ricadere sotto il loro peso come quando nella sua stanza, mentre Carmilla era seduta su una sedia e parlava con la sua voce dolcissima, io le intrecciavo le chiome e poi la rispettinavo, giocando coi suoi capelli. Cielo! Se avessi saputo!" 


"Per alcune notti dormii profondamente; ma tutte le mattine sentivo la stessa stanchezza e languore che mi opprimeva per tutto il giorno. Mi sentivo cambiata. Una strana malinconia incombeva su di me, una malinconia che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Cominciai a nutrire vaghi pensieri di morte; la sola idea stava prendendo possesso di me, in modo gentile e, in un certo senso, piacevole. Era un'idea triste, ma insinuava in me una sensazione dolce. Qualunque cosa fosse, la mia anima ne era soggiogata...Carmilla era incantevole. Non c'era nulla di più bello del colore delle sue gote. La sua bellezza era accresciuta da quel particolare languore intrinseco della sua persona."



Mi piace spaziare tra diversi generi letterari, ed ecco qui un classico del genere fantastico e horror (sebbene ci sia un'atmosfera più gotica e cupa, che veramente terrorizzante). Amo questi tipi di romanzi, che in particolare eccellono in descrizioni fisiche e psicologiche dei personaggi. Nello specifico, nei brani che ho riportato, mi ha colpito la descrizione di Carmilla, con l'aggettivo languido che ritorna più volte nella storia, e l'attenzione per il particolare dei capelli che attraggono Laura come fossero una rete dolcissima. Nel prosieguo del racconto si notano i primi tratti distintivi del mostro che diverrà una delle figure più classiche dell'horror: il vampiro con la voce suadente, il languore, la consapevolezza di un destino maledetto, che rende spietata la creatura della notte. E ovviamente più la vittima sprofonda nelle grinfie del non morto, più quest'ultimo ottiene potere e vigore, succhiando letteralmente la linfa dall'essere prescelto. Ma il vampiro di Le Fanu, precursore del Dracula di Stoker di circa 25 anni, è melanconico, innamorato della sua vittima, sembra quasi odiarsi per la sua natura distruttiva, dunque reca in se una nota di tristezza che accompagna tutta la narrazione. Pubblicato nel 1872, non è il primo vampiro della storia (i precursori sono di inizio ottocento), ma certamente Carmilla è la figura, ancora attuale, di  pericolosa donna seduttrice, che ha definito molte caratteristiche di queste creature della notte, ispirando testi successivi e trasposizioni cinematografiche.

venerdì 25 novembre 2011

"Coco Chanel" di Louise de Vilmorin - Biografia immaginaria di una donna reale?

"Ad appena vent'anni ho fondato una casa di moda. Non fu la creazione di un'artista, come si è soliti sostenere, né quella di una donna d'affari, ma l'opera di un essere che cercava solo la libertà.”


Un libercolo scritto con leggerezza dalla confidente di Chanel, raccogliendo ed elaborando tratti delle discussioni tre le due donne e infarcendoli dello stile asciutto e carismatico della Vilmorin. I temi trattati sono l'infanzia e l'adolescenza di Coco, ma molti degli aneddoti riportati nel testo sono avvolti da un alone di incertezza, per non parlare di alcuni punti totalmente inventati dalla protagonista che ha dettato le sue "memorie" a Louise de Vilmorin. Allora, se non si tratta di una biografia classica, ma nemmeno di un racconto inventato, a cosa ci si trova di fronte? Alla vita di Coco Chanel come lei avrebbe voluto che fosse, come lei voleva che il resto del mondo la conoscesse. Un peccato che la grande stilista abbia infine litigato con la Vilmorin e la biografia si sia interrotta dopo poco. Interessante libro comunque, per capire la personalità di questa icona della moda.
Da notare soprattutto come la giovane Coco abbia già le idee chiare dal principio della sua carriera e come associ la sua creatività stilistica con la ricerca di amore e libertà, due cose che non è riuscita ad avere nella prima parte della sua vita. L'immedesimazione con il suo lavoro è tale che "chi ama le sue opere, amerà lei" perchè Coco Chanel è nei suoi abiti, come gli abiti rispecchiano lei stessa. Il punto principale della sua rivoluzione di moda è ben citato nella frase "Non somigliare a nessuno, stupire con un'eleganza discreta ed effetti poco vistosi", un'affermazione che paradossalmente contrasta con l'essenza stessa della moda, che crea uno stile seguito poi da migliaia di persone. Ma l'ammonimento di Coco è proprio quello di non fossilizzarsi mai, non esagerare nel mostrarsi agli altri, ma mai essere uniforme alla massa. Ed infine la parola amore che ricorre spesso nella biografia: la creazione di abiti come gesto d'amore nel quale riversare tutta la passione di un di un genio, e la ricerca di libertà, raggiunta solo in concomitanza col successo con l'entrata nell'olimpo degli stilisti.

lunedì 21 novembre 2011

Da "Dalia Nera" di James Ellroy

"...Dagli incontri vinti si esce sudati, con il sapore del sangue in bocca e l'umore alle stelle, pronti a ricominciare...Non avevo una donna perchè il sesso, per me, aveva lo stesso sapore del sangue, della resina e del filo di sutura..."

...Madelaine mi morse la spalla e insistette: "Sono la tua puttana".
Scoppiai in una risata. "Va bene, sei la mia violatrice del 234-A PC."
"Che cos'è?"
"E' l'articolo del codice penale della California che designa il reato di prostituzione."
Madeleine sbatté le ciglia. "Codice penale?"
"Sì, proprio in quel senso lì."
La ragazza d'alto bordo strofinò il suo musetto contro il mio.
"Mi piaci, Bucky."
"Anche tu mi piaci."
"All'inizio non ti piacevo. Dì la verità, all'inizio volevi solo scoparmi."
"E' vero."
"E quando ho cominciato a piacerti?"
"Quando ti sei tolta i vestiti di dosso.”


Un piccolo assaggio del genio megalomane che è James Ellroy...io personalmente non sono un grande amante del genere poliziesco, ma consiglio vivamente questo romanzo, tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto in California negli anni '40. Affascinante il quadro che lo scrittore dipinge della ombrosa fauna americana che si muove nel sottobosco di uno stato che ha sempre qualche riflettore puntato su cronaca, di qualsiasi colore essa sia; l’alta borghesia, le istituzioni, le anime che marciscono nella miseria: tutto ci rimanda alle immagini di quell’atmosfera hollywoodiana disincantata, che spesso il nostro immaginario focalizza con un ispettore dal lungo soprabito alla Humphrey Bogart, uffici di polizia fumosi e disordinati e ville lussuose teatro di macabri eventi. Lo stile di Ellroy è decisamente crudo, cinico ed estremamente pungente, l'azione è incalzante e la storia molto avvincente, sebbene a volte i personaggi si accavallino e si moltiplichino in gran numero. Le frasi che riporto descrivono il protagonista della storia come un ragazzo alienato, poco avvezzo ai sentimenti e alle passioni, che sfoga il suo animo nel pugilato e nel sesso senza amore. E l'umorismo sadico di Ellroy si scatena con queste figure.

giovedì 10 novembre 2011

Da "Aspettando Godot" di Samuel Beckett


"Le lacrime del mondo sono immutabili. Non appena qualcuno si mette a piangere, un altro, chi sa dove, smette. E così per il riso. Non diciamo troppo male, perciò, della nostra epoca; non è più disgraziata delle precedenti. Ma non diciamone neanche troppo bene. Non parliamone affatto."

"Si nasce tutti pazzi. Alcuni lo restano."

"Noi aspettiamo. Ci annoiamo...ci annoiamo a morte, inutile negarlo. Bene. Si presenta una diversione, e noi che facciamo? La lasciamo marcire. Avanti, al lavoro. Tra un istante, tutto svanirà e saremo di nuovo soli nel cuore delle solitudini."

"E' pur vero d'altra parte che, soppesando a braccia incrociate il pro e il contro, facciamo ugualmente onore alla nostra condizione. La tigre si precipita in aiuto dei suoi congeneri, senza la minima riflessione. Oppure scappa nel folto della foresta. Ma non è questo il punto. Che stiamo a fare qui, ecco ciò che dobbiamo chiederci. Abbiamo la fortuna di saperlo. Si, in questa immensa confusione una cosa sola è chiara. Noi aspettiamo che venga Godot."

E: Didi.
V: Si.
E: Non posso più andare avanti così.
V: Sono cose che si dicono.
E: Se provassimo a lasciarci? Forse le cose andrebbero meglio.
V: C'impiccheremo domani. A meno che Godot non venga.
E: E se viene?
V: Saremo salvati.
E: Allora andiamo?...
...E: Andiamo.
Non si muovono.


"Aspettando Godot" - Teatro Stabile di Genova al Bonci di Cesena
E' certamente uno dei testi teatrale più difficili e criptici che abbia mai letto. Estragone e Vladimiro aspettano Godot senza sapere chi sia o cosa rappresenti (la speranza, forse lo stesso Dio?)...e con molta probabilità anche i due personaggi sono simboli di qualcosa (bene e male? altro?). L'argomento principale resta comunque l'attesa come modo per poter sopravvivere, e la consapevolezza di un motivo (il fantomatico arrivo di Godot) per restare immobili in attesa. L'immobilità dei personaggi è ripresa anche dalla prima frase che ho riportato: tutto si ripete, nella nostra epoca come in quelle precedenti o future, per cui perché perder tempo a parlarne? Meglio concentrarsi su un singolo proposito, l'attesa di Godot, anche se non se ne conosce la reale ragione; essere impegnati in qualcosa, anche un'azione futile, può dare un senso alla vita. Forse...
Un capolavoro del teatro dell'assurdo e del surreale.